Racconti Brevi

made Sennar1927

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    Ecco qua i miei racconti brevi, che risalgono a più di un anno fa o.O XD

    Tristezza

    Uscii dal mio appartamento. Un bel bilocale. Una camera da letto indecente, il letto disfatto e il computer sull'unico comodino urlava vendetta ormai da mesi. Un misero armadio a un'anta, dentro quattro vestiti. Un'elegante, un pigiama, una tuta e una t-short abbianta a un paio di jeans vecchi quanto me. Un salone con angolo cottura, divani in pella nera, televisore 45 pollici. Un tavolino vicino al divano, molto spesso sporco di fango delle mie scarpe da ginnastica, mi fissava, con occhi muti. Era davvero divertente, i giorni che invitavo qualcuno a casa, vedere come un uomo di 45 anni, solo, potesse non avere il controllo. Le sedie sul tavolo erano stracolme di panni sporchi, tutte mutande, cannottiere e calzini. Per sbaglio c'era una seconda t-short lì in mezzo. Strano, ero sicuro di averne una,
    Mi buttai sul divano e accesi la tv su un canale a caso.
    Una faccia bianca, con un naso vistoso di colore rosso mi accolse. Girai canale. Un reality. Una ragazzina di circa venti anni stava urlando contro un altro ragazzo. Girai canale. Un cartone animato inizi anni '60. Era tutto sgranato, i colori opachi. Spensi l'apparecchio, mi alzai e aprii un pensile della cucina. Una bella bottiglia trasparente, tendente al bianco, mi salutò. La presi e me ne versai un poco nel bicchiere. Mi risedetti sul divano e cacciai all'indietro la testa, poggiandola in cima allo schienale. Bevvi il liquido, presi la giacca, le chiavi della macchina. Accesi la tv sul canale del reality. Spensi tutte le luci, tenni accesa solo quella del bagno e la lampadina del piano cottura. Presi il computer e lo misi in balcone. Aprii la serranda della finestra. Tutte le altre finestre chiuse. Poggiai le chiavi di casa sul tavolino.
    Uscii e chiusi la porta dietro di me. Non avevo più bisogno di quella casa.
    Misi in moto la macchina. Sentivo il motore partire lentamente, svegliarsi dal letargo in cui lo lasciavo anche per mesi.
    Partii e aumentai la marcia. La seconda.
    Mi trovavo su uno stradone illuminato dai lampioni. La notte era buia.
    Più aumentavo le marce, più non capivo il motivo dei miei gesti.
    Feci una curva stretta, e in un secondo mi ritrovai davanti la palazzina.
    Aprii piano il cancello esterno e feci qualche passo. Mi sedetti sul bordo della fontana, al centro del giardino.
    E piansi. Oh, se piansi!!! Lacrimoni scendevano lungo il mio viso. E oltre al dolore, quando mi sfogai, venne la rabbia. Più che rabbia, rosicavo. Sì, rosicavo. A 45 anni, piangevo come uno scolaretto a cui avevano rubato la merenda. E da scolaretto avevo pianto, ma mai così. Era troppo che piangevo. Mi doleva la testa, e quindi la ficcai nell'acqua sporca e fredda della fontana.
    Riuscii fuori da quel pozzo di melma e mi rimisi in macchina. Ripartii, velocemente. Il vento soffiava, aprii i finestrini, con la manopola. Il freddo della notte d'ottobre mi assalì.
    E intanto pensavo. Il freddo mi schiarì i pensieri. Già, guidare mi schiariva i pensieri. C'era chi scriveva su un pezzo di carta, io guidavo.
    E in quella serata, avevo quadriplicato i miei problemi. Ora ero senza casa, solo, come sempre, con la mia macchina.
    Sorrisi amaramente, mentre ingranavo la quarta.
     
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    belle descrizioni^^ Aggiungi altre *devo ammettere che quando faccio le versioni è divertente guardare altro xD così ti distrai un po' xD*
     
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    detto-fatto. ecco il secondo: ^^

    La fontana

    La testa mi pesava. Le palpebre non resistevano e pian piano si chiusero.
    -Sveglia!!! Che fai dormi? Sei tu che mi hai costretto a venire qui!!!- mi disse Luca, strattonandomi.
    -Eh? Io dormire?? Riflettevo sul dafarsi...- dissi sbibigliando e sbadigliando.
    Luca mi puntò gli occhi azzurri nei miei nocciola -Sei una bugiarda!!!- mi disse sorridendo malignamente.
    -Fai come ti pare!!!- dissi io -E poi non mi guardare in quel modo, posso ancora denunciarti...- sorrisi. Usavo sempre quella come scusa. Era accaduto tanti anni fà ma ancora glielo rinfacciavo -E poi pensa a guidare!!!- gli dissi preoccupata.
    Scoppiammo a ridere.
    -Non ho idee...- sospirai.
    -Come non hai idee?? Ti ricordo che...- attaccò lui.
    -Sì, sì... ti ho costretto io a venire qui...- lo interruppi io.
    -Cos'avrà poi questa fontana di così eclatante da andare in giro all'una da uno all'altro capo di Roma!!!- continuava a blaterare e blaterare... perchè non stava zitto? Gli avrei volentieri ficcato una carota in quella bocca.
    -Ti ho già detto che è un posto magico... un ricordo della mia infanzia...- dissi io.
    -Ok... ma come minimo deve avere una qualche scultura...- continuava a lamentarsi.
    -No... è una semplice fontana in bronzo...- sbuffai io.
    Arrivammo al cancello nero. Entrammo e il vecchio giardino ci acclolse. Era come l'avevo lasciato. Verde con pochi fiori, e il terriccio bianco. La fontana situata al centro sputava acoqua nella vasca sottostante, dove alcuni pesci sguizzavano.
    -Allora? Che ti dicevo? Bello?- chiesi sorridendo e aspettando una sua risposta.

    ***



    Avevo aspettato tutta la serata e mi feci forza. Presi al volo l'occasione.
    -Allora? Che ti dicevo? Bello?- mi chiese sorridendo. Guardai attorno come per ammirare e poi mi girai verso di lei e guardai il suo viso. Era bella, e tanto. La luna gli illuminava il volto angelico e gli designava il contorno dei fianchi e dei pochi ricci che gli cadevano sulle spalle.
    -Sei più bella te...- dissi con timidezza. La sua faccia era strana e mi imbarazzai molto. Allora sorrisi e la buttai sullo scherzare -e ce ne vuole per essere più brutti di te!!!- cercai di rimediare al mio errore.

    ***



    -Sei più bella te...- rimasi interdetta. Non pensavo che Luca... credevo fosse solo un amico. Un cretino d'amico per di più. E invece, in quel momento, mi fece intenerire. Il mio sguardò lo imbarazzò molto e si vedeva. Fece la sua solita faccia idiota ed esordì dicendo -e ce ne vuole per essere più brutti di te!!!- il suo tono era diverso e si era capito che l'intenzione iniziale non era questa. Mi mossi d'impulso, senza pensare. E lo baciai. Era strano. Non l'avevo mai amato, o almeno non credevo. E invece... c'era passione in quel bacio. Finalmente stava zitto, e non dovetti usare neanche la carota...

    ***



    Le mie labbra accolsero le sue. Era la prima volta che baciavo una ragazza. Arrossi. Dopo alcuni secondi ci staccammo. Entrambi guardavamo la fontana.
    -Hai ragione, questa fontana è magica. Ora torniamo a casa.- dissi ed entrai in macchina.
     
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    ** non è sdolcinato ma piacevole e spontaneo, proprio tipo "scrittura da adolescenti" ^^ Posta postaaaaaaaaaa xD
     
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    D: oddio, non mi dire che ho fatto una "scrittura da adolescenti" D: mi fai sentire una bimbaminkia che si è innamorata del vicino di casa 18enne (?)
    vabbè, userò come scusa che all'epoca avevo solo 12 anni u.u
    ne posto un altra... forse mi salverò l'onore con questa u.u
    E' una mia versione di... lo leggerete nello spoiler a fine post >.<

    Vivevo attraverso i loro racconti

    Vivevo attreverso i loro racconti. Da ragazzo, quello era tutto ciò che avevo. La sediolina sotto la finestra, e finiva lì. I ragazzotti di sotto giocavano, correvano, invece io ero legato a quella sedia, a farmi narrare la vita dagli occhi.
    Il mio cuore non sopportava questo e quello, il mio cuore non poteva fare questo e quello, il mio cuore non poteva mangiare questo e quello.
    Il mio cuore non poteva amare. Ma odiare sì, quello sì.
    Odiava coloro che lo guardavano con occhi di compassione, odiava coloro che lo sfottevano. Odiava coloro che non gli davano un lavoro perchè troppo faticoso. Ma più di tutti odiava se stesso.
    Il mio cuore si odiava, e non poteva amare.
    Cosa c'era di peggio? Bhè, c'era che io non lo potevo odiare e potevo amare. C'era che io volevo amare. C'era che io volevo sopportare, volevo fare, volevo magiare questo e quello.
    Ma il mio cuore non poteva, e questo non era bello.
    Mi facevo narrare la vita da quegli occhi vuoti, da quelle voci spente. Gli altri sopportavano, facevano, mangiavano, bevevano, urlavano, giocavano, ballavano, cantavano e amavano. Perchè io no? Perchè il mio cuore no?
    Allora presi una decisione. Io avrei sopportato a qualunque costo, avrei amato a qualunque costo. Sarei stato come gli altri.
    E alla fine accadde che il mio cuore amò.
    Avevo vent'anni. Mi innamorai di una mia compagnia d'università. Era bella, la ricordo ancora nella memoria. I capelli castani lunghi, il viso angelico e il sorriso simpatico.
    E accadde anche che lei amò me.
    Era primavera. Dopo una lunga passeggiata le presi la testa fra le mani e la baciai.
    Non sò come ma la baciai. Questo sì, lo sò, la baciai.
    E io morii lì, su quelle labbra.
    Ma il bacio visse per sempre sulle mie di labbra.

    Per scrivere questo brano mi sono ispirato a questa canzone:

    Un Malato Di Cuore - Fabrizio De Andrè

    Sentitela, è molto bella, magari dopo aver letto il mio racconto, così lo capite di più^^
     
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    Ma tu non sei un bimbominkia D: non intendevo questo.... D:
    Ok sto zitta dico mi piace o no se no rischio di offenderti ùù
     
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    CITAZIONE (Atena98 @ 24/12/2012, 15:40) 
    Ma tu non sei un bimbominkia D: non intendevo questo.... D:
    Ok sto zitta dico mi piace o no se no rischio di offenderti ùù

    ma...? no no, stavo scherzando XD le critiche sono sempre ben accette u.u
     
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  8. _Dubhe_96
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    Letti tutti :D
    Oggi mi sentivo in vena... comunque, l'ultimo è quello che mi è piaciuto di più *.*
    CITAZIONE
    Il mio cuore non poteva amare. Ma odiare sì, quello sì.
    Odiava coloro che lo guardavano con occhi di compassione, odiava coloro che lo sfottevano. Odiava coloro che non gli davano un lavoro perchè troppo faticoso. Ma più di tutti odiava se stesso.
    Il mio cuore si odiava, e non poteva amare.

    *.*
    Mi piace come esprimi i pensieri del ragazzo sisi ;)

    Il secondo invece è quello che mi piace un po' meno, forse perché un po' troppo veloce e semplice ;)
     
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    Colgo l'occasione del nuovo commento per postarne un altro XD PS: è in stesura una sorpresa... mmm... stay tuned!


    Compito in Classe

    QUESTO TESTO LO ODIO. Non mi è mai piaciuto e non so come mai è uscita una cosa così... bha! però se l'ho scritto in quel modo c'era un motivo, non voglio tradire quel "federico" che lo scrisse.


    Il ragazzo in terza fila tira fuori dalla tasca il fazzoletto per il naso, poi con disinvultura lo apre, legge velocemente i piccoli appunti e fà finta di strofinarselo al naso, poi, con la stessa disinvultura lo rimette in tasca.
    Il professore di matematica, il signor Khekther, si alza dalla comoda poltrona e si dirige verso il mio compagno di banco, ordinandogli severo di buttare la gomma.
    E' un secondo, ma basta e avanza. Galzoni si gira verso Diamanti, e dopo aver bisbigliato qualcosa, si rigira attendendo una risposta dalla compagna. Ed essa non tarda ad arrivare.
    La ragazza fà cadere la penna a terra e dopo essersi piegata per raccoglierla, bisbiglia di rimando al ragazzo.
    Intanto il mio compagno di banco si riaccomoda accanto a me, e dopo aver guardato velocemente gli occhi del professore, si rimette al lavoro.
    Io abbasso lo sguardo sul compito.
    La maggior parte delle domande sono aperte, poi le altre sono a scelta multipla., giusto perchè così la professoressa di Storia e Geografia poteva dire "Io metto sempre le domande chiuse ai miei ragazzi!"
    Ipocrita... e per di più non si è neanche presentata, chiamando il professor Khekther nel cuore della notte. Ed era visibilmente stanco e quindi gli giravano alla grande.
    -Ehm... devo mettere la data di oggi???- chiese Daziin, con la voce che gli tremava.
    -No, guarda. Prendi 58 chili di metallo, duecento viti e costruisciti un macchina del tempo, poi torna indietro e scrivi la data di quel giorno!!!- disse sfuriando l'uomo.
    -Ma... ma io... io non sò dove trovare 58 chili di metallo! E di certo non sò costruire una macchina del tempo...- disse piagnucolando la ragazza, al che tutti scoppiammo a ridere.
    Il viso nero del professore ci fece passare la voglia di burle.
    Risposi velocemente alle prime domande, finendo in fretta i primi tre fogli. Mancavano due fogli, quindi una ventina di domande. Intanto il tempo scorreva. Erano le 10 e 30. Mancava un quarto d'ora.
    Entrai nel pallone leggendo le domande a cui la mia mente non sapeva trovare una risposta immediata.
    Mi accasciai sul foglio. Ad un tratto un lampo, come se qualcuno mi avesse inniettato le risposte nell'aorta e il cuore avesse avvisato ogni singola particella del mio "io" delle rsposte.
    Erano le 10 e 40.
    Avevo cinque minuti di tempo per rispondere all'ultimo foglio.
    Il professore guardò l'orologio.
    Non ci badai e continua a scrivere freneticamente, al ritmo del cuore impazzito.
    Poi, fù tutto in quell'instante. Il "Nono" del professore, il suo braccio che si protaeva verso il quadro e le dita che girarono le lanciette di 3 minuti.
    3 fottuti minuti. Niente, ma era quel niente che mi bastava per rispondere alle ultime 5 domande.
    Bastardo ipocrita stronzo!!! Ecco cos'era!
    Mi venne in mente quella poesia di Giuseppe Ungaretti.
    "M'illumino di immenso."
    E, con la stessa rapidità con cui il poeta fà arrivare il concetto dell'alba al lettore, la mia fiamma si spense, il mio cuore rallentò il battito.
     
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  10. _Dubhe_96
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    Ahahahah grandissimo XD mai mi verrebbe in mente di scrivere un racconto su un compito in classe ahahah XD
    Dai, quel Federico era un grande ( :P ) ... non so se l'obiettivo era far ridere (ehm non credo, in effetti) ma fino alla fine ho riso come un'idiota ... ok mia mamma mi guarda malissimo @.@
     
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    sì, era far ridere... ma sono tutte gag tristi D: non lo conteggerò mai. Comunque l'altro giorno sistemando la scrivania dove tengo i libri di scuola (in camera di mia nonna) ho trovato dei temi veramente fighi u.u qualche idea la potrei rielaborare... ma prima posterò la versione originale... quando me ne terrà di scriverle al pc XD
     
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  12. _Dubhe_96
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    ho trovato dei temi veramente fighi u.u

    Grandissimo, quando hai voglia copia pure :D
     
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    Intanto ne metto un altro che ho sul pc:

    Sull'onda del fuoco

    La casa sulla scogliera. Il fuoco acceso. Il vento che batteva sulle vecchie finestre. Il mare che infuriava sotto la roccia.
    E poi, lei. Era questa per me la vera felicità.
    Fissai il mio bicchiere di Moonshine. Quello schifo di whisky distillato illegalmente. Bevvi, e ancora, e ancora.
    Perchè mi era stata tolta, la capacità di sentire il dolore? Non era così...
    Noi, creature maledette, sappiamo meglio di voi cos'è il dolore. Quello che strazia l'anima, quello che travolge ogni tuo pensiero.
    Buttai giù l'ennesimo bicchiere. La testa non mi doleva, affatto. Perchè non potevo lasciarmi trascinare dall'alcool come quando...
    No, io ero ancora umano. E la sofferenza, il vero dolore, ne era la prova. Abbandonai completamente il mio io a quel vuoto in petto.
    Era così simile a lei... al mio amore per lei.
    Eccola, davanti a me, nuovamente. Sapevo che era un miraggio, come il cielo, sembra di toccarlo, ma riesci sempre e solo a sfiorarlo.
    Sapevo che dopo sarei stato male per ciò, ma volevo abbandonarmi al buio, per risentire quella sensazione, per rivederla anche solo una volta.
    La sua pelle bianca, i capelli castani leggermente mossi, e gli occhi vispi, vivi. Le labbra, da contorno a quel sorriso simpatico, che metteva allegria all'istante, quelle labbra sempre screpolate.
    Era sdraiata sul divano, illuminata dal camino.
    -Ciao.- dissi sedendomi accanto a lei.
    Lei si spostò di qualche centrimetro, facendomi posto sotto al plaid rosso. -Ciao.- rispose con la sua voce roca, quella post-pianto.
    La presi e la strinsi tra le braccia. Il dolore al petto aumentava, e ancora, e ancora. Stare vicino a lei non mi faceva bene.
    Con lei non era amore carnale, sentivo solo il bisogno di stringerla, baciarla, sentirla vicina. Non avevo bisogno della sua nudità.
    Non avevo bisogno di lei un momento. La volevo sempre accanto, come un faro.
    L'illusione era ormai un tuttuno con la realtà. Il cuore cominciava a battermi più forte, sentivo un vero dolore, ora.
    I suoi occhi penetrano nei miei, mi guarda stupita, e ride.
    -Perchè ridi?- gli chiedo. Ma la mia mente non è veramente interessata. Vorrebbe solo far durare quell'istante all'infinito. La serenità di cui è stata privata. Lei e l'ormai freddo cuore.
    Apre la bocca, lentamente. Sta per rispondere. Ma mi sento oppresso, non resisto. La bacio. Vedo i suoi occhi presi alla sprovvista e chiudersi lentamente. Il respiro accellerare, lentamente, dietro il suo seno.
    Ma la testa comincia a pigiarmi, il cuore è straziato. Mi stringo il petto all'altezza del cuore, afferrando oltre alla maglietta anche la carne. La fronte si imperla di sudore, casco a terra e mi muovo spasmaticamente, con le fitte che aumentono di intensità, e io urlo a squarciagola.
    Aprò gli occhi e vedo davanti a me lei piegata innanzi a me, poi, il buio.

    Questo a me piace più che altro perchè mi riporta a un dato momento che ho passato, quindi a me piace... critiche costruttive ben accette, se sono critiche distruttive, come diceva nonricordochi, andatevene a fanculo. anche se non sono sicuro dicesse a fanculo. bha LOL


    Edited by Sennar1927 - 29/1/2013, 22:17
     
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  14. _Dubhe_96
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    Non credo di aver mai scritto una "critica distruttiva", anche se tante critiche costruttive...
    Ma beh, non credo proprio che ce ne sia il bisogno :)
    Questo racconto veloce, straziante nella sua brevità, che non ti stacca dallo schermo è proprio molto molto bello :)
    Beh, non so che momento ti ricorda, ma è un po' un momento di merda O.o
     
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    LOL, ma infatti non le hai scritte, ma volevo citare quel gran figo del mio prof di religione XD

    ora... bhe, mi fa rosicare quando rileggo un testo e non mi piace. il prossimo è uno di questi. diciamo che potevo svilupparlo molto meglio. ve lo riporto col commento che feci quando lo scrissi, tanto per darvi un idea di come stavo sclerato XD

    Lei

    Messaggio originale:

    cosa mi porta a scrivere oggi? avete presente quella sensazione di estrema gioia incomprensibile senza ombra di paure o ansia? l'esatto contrario... sono alquanto incazzato, sto in ansia per gli esami, e non è che la mia vita vada a rotoli, anche se è come se mi trascinassi giorno per giorno, ma non è come la vorrei, sotto alcuni punti di vista...


    Chiusi gli occhi. La luce del lampadario trapassò le mie sottili palpebre umane.
    Li riaprii. Il buio. Li richiusi. Assaporai per alcuni secondi il buio completo, poi riaccensi il lampadario e la luce rosata che passava attraverso le palpebre mi risanò. Com'ero arrivato a tutto ciò? Me lo chiedevo, a volte... Non ero incazzato, non ero impaurito, e tanto meno triste. Neanche dispiaciuto.
    Ero... deluso. Mi sentivo felice, come l'altra volta ma... perchè non riuscivo a decifrarmi? Perchè, da quando la conoscevo, non riuscivo più a riflettere oggettivamente, scandire ogni mia singola azione e collegarla? Sentivo solo un grande vuoto. Emotivo, mentale, e anche fisico. Lo sentivo reale, muoversi al mio interno. Il vuoto prendeva vita. Volevo farlo sparire. E mangiavo, mangiavo, mangiavo. Mangiavo tanto da sentirmi la pancia piena, il vuoto sembrava non esserci, ma era solo un'impressione. Stava ancora là, freddo come sempre.
    Cercavo di parlare con un viso amico. Non ve ne erano. Una sfortunata coincidenza. Uno dei miei migliori amici era fuori proprio quella settimana.
    Uscii di casa. Attraversai la stretta strada e aprii il cancello che mi portava al giardino pubblico.
    Da qualche mese era diventato il ritrovo, non solo del mio gruppo, ma di quasi tutti quelli che conoscevo. Se ascoltavi un ragazzo che invitava la ragazza a prendere il gelato, c'era sempre "E dopo andiamo da Persia."
    E pensare che io non ci entravo quasi mai. Quando ero un bambino andavo al parco coi giochi, che ora era luogo per barboni, ubriachi e topi.
    Il centro dei bambini si era spostato davanti casa mia. Insomma, si era allonatanto di una via dal vecchio parco. Ora invece di fare tutta la strada dovevo solo aprire la porta di casa... ma non ci andavo da solo, solo con i compagni, o più raramente, con qualche ragazza, perlopiù ragazze che invitavano me, e non il contrario. Che io ricordi, non ho mai invitato una ragazza, forse due tre. Quando mi piacevano finiva sempre col finire che non facevo nulla e continuavo la mia vita. Rettifico. Non quando mi piacevano, ma quando credevo mi piacessero. Fino a quel giorno non comprendevo bene una cotta. E credo che quella che avevo per "Lei" none ra neanche una semplice cotta. Inizialmente mi paiceva, ci stavo bene insieme. Poi pian piano capii che mi ero preso una cotta e infine... arrivai ad annullarmi completamente. Era questo l'amore? L'annullarsi completamente per una persona? Sentire che tutto quello che fai non legato a lei sia superflo, inutile, tempo ribadoti per stare con lei?
    Fino a quel momento non avevo provato mai nulla del genere. E non sapevo se sarebbe accaduto in futuro. Magari avrei sentito un sentimento ancora più forte, ma subito mi dicevo che era impossibile, perchè temevo un sentimento più forte di quello. Sapevo che non avrei resistito, sapevo che mi avrebbe ucciso un sentimento più forte di quello che provavo, che mi mozzava l'anima ogni qual volta posavo lo sguardo soltanto su un ricordo.
    Come avrei sopportatp qualcosa di minimamentepiù grande? Non resistevo mezzagiornata senza guardarla, e mi sentivo morire, era diventata il mio ossigeno. A volte pensavo se fossimo mai stati insieme. Se mi avesse dato il primo bacio. Se mi fosse piaciuto come avrei resistito senza accarezzarla, baciarla, sentire il suo calore?
    Mi sdraia sulla panchina che stava sopra a una piccola altura del parco e mi lasciai accarezzare dal vento, che piano mi cullava. Non ricordo quando mi addormentai, ma so che quando mi svegliai ero come prima.
    "Addio." sussurai, e tornai a casa.

    Edited by Sennar1927 - 24/3/2013, 12:27
     
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